La Grotta

Antichi insediamenti nella frazione Tufo di Urbino.

Nella proprietà del Colleverde Country House è sempre esistita una grotta antropica di origine antichissima destinata agli usi anche religiosi della popolazione locale e di quanti transitavano nella adiacente via di comunicazione fra Urbino e l'antica Casteldurante (ora Urbania).


I misteri mai risolti della necropoli romana

Urbino, 25 giugno 2014 - I nostri passi camminano ogni giorno sulla storia. Ma a volte quella storia non appartiene soltanto al vissuto dei ricordi, alle memorie ancestrali. Si trova ancora là, basta saperlo scoprire. E poco distante da Urbino c'è un luogo unico e finora sconosciuto ai più, ricco di segni ancora tutti da decifrare. Pochi metri sotto il manto stradale, si apre infatti una cavità che abbiamo esplorato con il Coordinatore Nazionale delle Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana, Michele Betti, accompagnato dai membri del Gruppo Speleologico Urbinate Francesco Mercantini e Filippo Venturini.

Alla fine degli anni '80 l'Anas, considerandolo un semplice vuoto al di sotto della strada statale 73bis di Bocca Trabaria, aveva deciso di riempire l'intero sito con il calcestruzzo allo scopo prudenziale di evitare cedimenti nel terreno adiacente. Soltanto il provvidenziale intervento del proprietario del terreno, Cesare Maria Cangiotti, che aveva fortunatamente intuito il valore storico del sito, era riuscito a fermare le betoniere già all'opera. Ma a quel punto occorreva un intervento delle autorità competenti in materia, che si manifestò nel 1992 attraverso una perizia della Soprintendenza ai Beni Archeologici delle Marche attestante tale posto come « un antico luogo di culto risalente all'alto Medio Evo, di notevole rilevanza storica e monumentale, in quanto unico esempio di tale genere nelle Marche settentrionali».

«Secondo le mie ricerche» racconta Cangiotti «l'antica strada che portava alla Toscana e a Roma, più volte rivista sia in epoca medievale che sotto la spinta del Granducato di Toscana, transitava al di sotto e più a lato dell'attuale tracciato, dunque non al di sopra ma accanto a quella che si potrebbe definire un'antica chiesa rupestre». Secondo gli esperti del Gsu, il sito è ancora tutto da decifrare ed è ricco di suggestioni.

«La collocazione disassata di quello che potrebbe essere l'altare principale lascia dei dubbi» afferma Michele Betti. «Abbiamo trasmesso le immagini ad altri colleghi specializzati in chiese rupestri ed è emersa un'altra ipotesi, ovvero che la grotta possa risalire a tempi ancora più antichi, ovvero a epoca preromana. Le cavità alle pareti hanno infatti le caratteristiche delle tombe a camera, simili ad esempio a quelle di Pitigliano e Sorano in Toscana».

In effetti, con l'avvento del cristianesimo si assistette in tutta Europa a un diffuso sincretismo sui luoghi del paganesimo precristiano: si pensi alle croci poste sui menhir di Carnac o, come potrebbe essere questo il caso, alla trasformazione di antiche necropoli in chiese rupestri.

Tiziano Mancini

- Estratto dall'articolo de "Il Resto del Carlino" - 25/06/2014

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