Itinerario 4a

Cartina Itinerario 4A

Itinerario Trekking 4 A- Percorso dei boschi di conifere - Partenza San Leo

Carpegna San Leo Cippo Fondaccio Pianello San Pietro Carpegna

Dislivello: 300 m - Difficoltà:T/E

Sentieri CAI: 101 - 120

Durata 4h

 

Si parte dal centro di Carpegna seguendo la strada asfaltata che porta alla chiesa di San Leo.

Da S. Leo, percorrendo inizialmente il sentiero CAI 101A, svoltando poi a destra lungo il sentiero CAI 101, si sale in direzione del Cippo, località che prende il nome dal monumento eretto durante la dittatura fascista.

Si tratta di un obelisco di foggia futurista, in pietre calcaree assemblate, dall’ampia e plastica base.

Il monumento celebrativo è collocato su di un poggio, in asse con il sentiero del quale definisce il fondale prospettico.

Dal monumento del Cippo si torna poi sulla strada asfaltata, si gira a sinistra e dopo una ventina di metri si riprende sulla destra la carrareccia forestale che corrisponde al sentiero CAI 101.

Non è difficile incontrare, in questo tratto di leggera discesa, furtivi e rapidi scoiattoli dalla sagoma scura, o al suolo pigne ben rosicchiate che sono i residui della loro attività alimentare.

Nel fitto bosco di conifere, il sentiero continua a scendere e incontra il Fosso Maggio, il fresco rio che attraversa il centro di Carpegna.

Più avanti in località Condotto bisogna poi girare a destra e prendere il sentiero CAI 120.

Nei pressi di questa diramazione emergono di tanti in tanto dalla vegetazione che li cela, alcuni cumuli di ruderi sparsi.

È ciò che resta della Rocca Antica di Carpegna, un poderoso fortilizio di origine medioevale che dominava l’intera vallata.

All’altezza del Fondaccio, si lascia poi la strada forestale pianeggiante e si gira a sinistra per il sentiero CAI 103.

In questo punto inizia l’ultima parte del percorso che si sviluppa tutta in discesa.

Il bosco di conifere termina ed è sostituito per un brevissimo tratto da quello giovane di latifoglie; lo scenario cambia completamente, si aprono infatti radure che lasciano il posto rapidamente a prati pascoli, scanditi da siepi di biancospini, prugnoli e bellissime rose canine.

In questi straordinari spazi aperti di prima mattina e di sera, pascolano i caprioli, si nutrono le lepri, cacciano i rapaci, e non è difficile incontrare le volpi e gli altri carnivori.

Dopo circa 500 m si giunge alla casa colonica del Pianello, a questo punto bisogna girare a sinistra in direzione San Pietro.

Lungo il tratto che separa quest’ultima località dal Pianello s’incontrano altri due scroscianti corsi d’acqua: il primo e più importante è il Fosso della Madonna, il cui nome deriverebbe dalla presenza di un’edicola votiva dedicata alla vergine, situata lungo la strada.

Nelle acque di questo importante torrente vive il merlo acquaiolo e guizzano bellissimi esemplari di trota fario, entrambi non facili da scorgere mentre compiono rapide evoluzioni per catturare insetti acquatici.

Giunti a San Pietro, uno dei più antichi villaggi dell’intero comprensorio, è possibile visitare la seicentesca chiesa dedicata all’apostolo Pietro, che custodisce numerose opere d’arte e d’artigianato.

Da questo borgo bisogna prendere la strada asfaltata che scende in direzione Castacciaro - Poggio e dopo un chilometro e mezzo si torna a Carpegna.

 

Chiesa di San Leo

La chiesa di San Leo, edificata nel 1203 nelle vicinanze del borgo Castello, è dedicata a San Leone del Montefeltro.

Nel 1940 il primitivo edificio venne completamente restaurato in forme neoromaniche.

Durante il consolidamento della parete Sud, fu rinvenuto un importante affresco rinascimentale con la Madonna allattante e due angeli oranti ed i resti di due santi.

Le peculiarità dello stile indicano nella cerchia urbinate della fine del XV secolo la provenienza dell’anonimo maestro che dipinse l’opera, forse da individuare in Ottaviano Dolci.

L’affresco è costituito su una prospettiva centrale ad unico punto di fuga resa evidente dall’architettura dipinta.

In primo piano vi sono i frammenti dei due santi.

Al centro, seduta su un trono sta inquadrata da un drappo la Madonna che sostiene e allatta il bambino, il quale le tocca una mano e stringe una rondinella.

Da dietro un recinto marmoreo che coincide con lo schienale del trono, si affacciano due angioletti a mani giunte simmetrici.

Fra gli altri dipinti di valore è da segnalare quello raffigurante la Pietà coi santi Filippo Neri e Carlo Borromeo.

L’opera della metà del Seicento è attribuita a Marco Bistolli: al centro della tela vi è Cristo deposto e sorretto da un angelo, entrambe sono figure dolcissime e di pregevole fattura.

 

Rimboschimento di conifere

Il versante meridionale del Monte Carpegna, agli inizi del ’900 si presentava quasi completamente spoglio.

I fenomeni erosivi provocati dalle acque meteoriche sulle pendici nude dei versanti rocciosi esponevano il sottostante centro abitato ad un grave rischio idrogeologico.

L’Azienda di Stato delle Foreste Demaniali, dai primi anni del Novecento e fino al secondo dopoguerra, effettuò un’importante opera di rimboschimento impiegando in prevalenza pino nero d’Austria (Pinus nigra), conifera di facile allevamento in vivaio, di pronto attecchimento, e perciò idonea a rivestire in modo rapido terreni montani e submontani degradati.

Questa conifera deve il suo nome alla sua fitta chioma di colore verde molto scuro, tendente al nero.

Da un punto di vista naturalistico e paesaggistico il bosco a prevalenza di pino nero è un elemento estraneo alla vegetazione autoctona dell’area.

La pineta del Monte Carpegna, fornendo nuova linfa al substrato dapprima degradato, ha tuttavia posto le basi affinché anche la vegetazione spontanea riconquistasse fasce di bosco più maturo.

 

Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus)

Volatile di colore nocciola dal caratteristico ampio sottogola e petto bianco, misura circa 18 cm.

Il merlo acquaiolo è un animale molto adatto alla vita acquatica, ha infatti zampe robuste, scheletro solido e una ghiandola oleosa con la quale si impermeabilizza il piumaggio.

Vive e nidifica lungo le acque correnti fresche e pulite, principalmente in aree collinari e montane.

Costruisce grandi nidi a coppa nascosti e aggrappati a rocce e arbusti.

Si sposta sui massi dei torrenti, molleggiandosi vistosamente e chinandosi con la piccola coda alzata.

è in grado di nuotare in superficie e perfino sul fondo del torrente, dove cattura con grande abilità soprattutto insetti acquatici.