Itinerario 7

Itinerario Trekking 7 - Percorso della faggeta - Partenza Villagrande

Villagrande - Monte Palazzolo - Celletta - Passo del Trabocchetto - Pianacquadio

Dislivello: 270 m - Difficoltà:E

Sentieri CAI: 105 - 102

Durata 3h 45min.

 

Si tratta di una traversata mediamente impegnativa che tocca la cima del Monte Palazzolo e il Passo del Trabocchetto, dove la vista rimane catturata da meravigliosi panorami, terminando nei pressi della faggeta di Pianacquadio.

Il percorso inizia nei pressi del cimitero di Villagrande (890 m), paese capoluogo del comune di Montecopiolo, dove si può sostare l’auto in un ampio parcheggio.

Attraversata la strada provinciale si sale per i prati, fiancheggiando la sciovia sulla destra (sentiero CAI 105), finché, dopo circa 400 m, si incontra una strada sterrata.

A questo punto conviene girare a destra e poi subito a sinistra, descrivendo un’ansa in modo da evitare un piccolo lembo di bosco; poco dopo si passa sotto la sciovia, lasciandosela alle spalle.

La sterrata, a tratti dissestata, entra in un bosco ceduo ricco di alberi di nocciolo (Corylus avellana), incrocia una seconda sciovia e diventa man a mano più ripida con qualche zig-zag.

Ad un certo punto ci si ritrova sui prati del Monte Palazzolo, punteggiati da cespugli di biancospino (Cratageus monogyna), ginepro (Juniperus communis), prugnolo (Prunus spinosa) e rosa canina (Rosa canina).

Ora la vista può spaziare sui panorami che ripagano della non poca fatica consumata: sulla sinistra sono ben visibili in primo piano il colle di Monte Boaggine con la sua piccola torre bianca, e i versanti a frana-appoggio del Monte Carpegna, quasi interamente ricoperti di prati-pascolo; sulla destra compaiono le sagome del Monte Montone e del Monte San Marco, alle spalle del quale si scorge la costa adriatica.

Continuando sempre per il crinale, si superano le antenne e si arriva sulla cima (1194 m), contrassegnata da un piccolo cippo.

A questo punto non si può che rimanere affascinati dallo splendido panorama a 360° che si apre innanzi ai nostri occhi.

Particolarmente suggestiva è la veduta sulla Valmarecchia, che va dall’alto corso del fiume omonimo fino alla costa romagnola della città di Rimini.

Successivamente si scende per uno stretto sentiero lungo la costa che guarda verso la Valmarecchia e in breve tempo ci si ritrova nei pressi di una vecchia celletta dedicata alla Madonna (1036 m), innalzata con materiale di provenienza locale.

Questo punto è un crocevia di diversi percorsi: da qui è possibile agganciarsi alla strada asfaltata che conduce fino all’Eremo della Madonna del Faggio, dirigersi verso il paese di Soanne o continuare ancora per il sentiero CAI 105, come prevede questo itinerario.

Quindi si scende per la sterrata, si supera il torrente Prena e si continua a destra, parallelamente al corso d’acqua.

Lungo questo tratto, nel periodo autunnale, l’attenzione è catturata dai buffi frutti della fusaggine maggiore (Euonymus latifolius) dal colore rosa vivace e dalla particolare forma di “berretta da prete”.

Tenendo la destra, si entra poi in un fitto bosco, all’interno del quale si procede a sinistra (s’incrocia il sentiero CAI 102A), sempre in salita.

Usciti dal bosco si sale più gradatamente, camminando sulle stratificazioni di calcare marnoso che formano una vera e propria pavimentazione naturale.

In queste rocce è facile notare numerose tracce fossili di gallerie, un tempo scavate da animali chi vivevano nel sedimento dell’antico fondale marino.

Man mano, ci si ritrova su un balcone naturale affacciato sulla Valmarecchia e quando s’ intravede una croce posta sul ciglio del precipizio, significa che si è arrivati al Passo del Trabocchetto (1174 m), altro punto di notevole interesse panoramico.

Pare che un tempo lo stretto sentiero che attraversa la gola fosse utilizzato da ladri e contrabbandieri.

Dopo circa 800 metri si prende a sinistra (sentiero CAI 105A) per un’altra sterrata che scende per i pratipascolo, si attraversa nuovamente il torrente Prena e si risale.

La strada fiancheggia la bellissima faggeta ad alto fusto di Pianacquadio e termina in corrispondenza di un’area di sosta.

 

La faggeta di Pianacquadio

Il bosco di Pianacquadio è l’ultimo lembo importante di quell’ immensa faggeta che un tempo ricopriva la sommità del Monte Carpegna.

Al suo posto, ora troviamo quasi ovunque prati pascolo mantenuti grazie all’intervento umano.

Si tratta di una delle poche faggete ad alto fusto rimaste nel territorio nella provincia di Pesaro e Urbino, dove si possono ammirare meravigliosi esemplari di faggi secolari, perciò particolarmente interessante.

A causa della bassa quantità di luce solare che riesce a filtrare fra le dense chiome, il sottobosco è tipicamente scarso, ma in primavera poco prima dell’emissione delle foglie dei faggi, possiamo osservare fioriture come l’anemone trifogliata (Anemone trifolia), il croco (Crocus neapolitanus), la scilla (Scilla bifolia), la primula (Primula vulgaris); in estate spiccano, bellissimi, il giglio martagone (Lilium martagon) e il giglio rosso (Lilium croceum).

Associati al faggio troviamo altri alberi tipici degli ambienti freschi di montagna, come l’acero di monte (Acer pseudoplatanus) il sorbo montano (Sorbus aria), il rarissimo tasso (Taxus baccata).

Nello strato arbustivo, troviamo il maggiociondolo alpino (Laburnum alpinum), la fusaggine montana (Euonymus latifolius), il nocciolo (Corylus avellana), il ciliegio volpino (Lonicera xylosteum).